SIENA – Se mi offri un tetto, ti dono un concerto: le dimore storiche italiane si aprono alla musica, e in cambio la musica tende la mano al patrimonio. In tempi neri per i bilanci, la cultura brancola, ma non molla. Anzi, rilancia. Tirando fuori dal pozzo dell’italico ingegno un progetto che parte dopodomani dal Castello di San Fabiano (Siena), dove le porte si aprono per ospitare il giovane Quartetto d’archi “Nous”, impegnato in una masterclass all’Accademia Chigiana. Dopo una settimana di prove i musicisti ringrazieranno per l’ospitalità, offrendo un concerto ai padroni di casa, che (nuovamente) apriranno i portoni del Castello. Stavolta però, al pubblico.
Studiare (in 4) chiede spazi – Si potrebbe chiamare economia di scambio, e fa miracoli. Tutto nasce dall’esigenza di studio dei giovani quartetti d’archi italiani, e dalle scarse disponibilità finanziarie di chi si dedica alla musica, soprattutto ad inizio carriera. Dopo lunghe ore di studio individuale, mettere insieme un pezzo a quattro richiede giorni di prove estenuanti: spesso i musicisti sono costretti ad affittare una casa dove vivere e una sala dove provare (oltre naturalmente a pagarsi il viaggio). Costi alti, cachets bassissimi: come uscirne? L’Associazione ‘Piero Farulli’ e l’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) si sono gemellate per offrire una possibilità in più alle nuove generazioni di concertisti da camera. Cominciando col dare un (nobile) tetto ai musicisti: quello delle nostre residenze storiche. Luoghi spesso sconosciuti, carichi di passato e di cultura, per lo più disseminati fra borghi e campagne del Bel Paese. Luoghi che alla fine del soggiorno del quartetto, aprono le porte ad un evento-concerto offerto in cambio dell’ospitalità ricevuta. “Tentiamo di mettere in piedi un circolo virtuoso – spiega Francesca Traxler, vicepresidente della ‘Piero Farulli’ – il quartetto risparmia, ma ha anche l’occasione di girare l’Italia, acquisire pubblico, farsi conoscere. Al tempo stesso la dimora che lo accoglie offre cultura: il concerto finale può essere l’occasione per raccogliere fondi per una causa, per restaurare un’opera, o più semplicemente per aprire un luogo normalmente escluso da qualsiasi fruizione pubblica. Anche solo per una sera, la residenza storica torna ad animarsi. Ad essere il centro della vita comunitaria ”.
Dal museo al Bed & Breakfast – Ma cosa sono esattamente le dimore storiche? Si va dal palazzo nobiliare alla fattoria, dall’eremo al convento, dal castello al borgo. Dal museo al bed & breakfast. “In Italia abbiamo un patrimonio di circa 23.000 residenze storiche – spiega Moroello Diaz, presidente dell’ADSI – Otto case su dieci sono dislocate sul territorio, lontano dalle città, e dunque difficilmente inseribili in un circuito, anche economico. Mantenere a galla questo patrimonio è uno sforzo enorme: si tratta di grandi superfici, che nella maggior parte dei casi non producono alcun reddito, solo costi. E che pure fanno parte integrante del nostro capitale culturale, della storia dei tessuti urbani come delle campagne”. Con i pesanti tagli di bilancio degli ultimi anni, la provincia italiana ha visto drasticamente diminuire le occasioni culturali. Grazie al progetto – in atto in via sperimentale fino al luglio 2016 – si tenta di rimettere in gioco una certa dimensione popolare della nostra tradizione musicale, quella diffusa sul territorio, quella che non attira il marketing o la pubblicità, che ignora i grandi numeri. Ma anche quella che ha fatto dell’Italia il paese della musica alla portata di tutti. “Certo, siamo la patria del bel canto, siamo conosciuti all’estero per i nostri direttori d’orchestra, i cantanti, i pianisti – afferma Simone Gramaglia, violista del Quartetto di Cremona e direttore artistico del progetto – Ma la musica da camera non ha mai avuto un grande appoggio, è considerata un po’ la Cenerentola, una sorta di genere elitario, poco apprezzato. Per questo i nostri gruppi fanno fatica ad affermarsi – continua Gramaglia – Eppure finalmente anche in Italia abbiamo dei giovani quartetti d’archi molto bravi, che potrebbero farsi apprezzare. Questo progetto è un’occasione anche per loro. L’associazione Farulli non poteva scegliere obiettivo migliore”.
Farulli nello spazio – Nata in nome del maestro Piero Farulli – e diretta dalla moglie Adriana – l’Associazione opera a favore dei giovani talenti del nostro paese. Diffondere la musica dovunque, anche nei territori più sperduti, era diventata una missione per il grande musicista ed insegnante: l’Associazione oggi s’impegna a mantenere vivo questo ideale. Tre sono i quartetti d’archi selezionati finora all’interno del progetto – il Guadagnini, il Fauve e il Nous – e una quarantina le residenze che hanno già aderito all’iniziativa. In effetti, aprire le dimore storiche ai quartetti è un po’ come riportare il tutto alle origini: da sempre la musica da camera esprime il meglio di sé nella dimensione intima del salotto, dove si possono ben apprezzare le vibrazioni delle corde, il respiro dei musicisti. Il fremere del legno sotto il tocco degli archetti. E mentre i saloni delle case si spolverano, preparandosi – come una volta – ad ospitare antiche melodie per sedurre nuove platee , sulla rete delle dimore storiche si sta affacciando anche una società di concerti, pronta ad offrire scritture e far circolare musica, grazie all’abbattuto costo della logistica. Non solo. Lo sguardo si allarga sfiorando l’Europa: se il progetto funziona, l’idea è quella di aprirsi ai quartetti di altri paesi. Magari – perché no – creando una rete europea di dimore storiche. In fondo, non c’è nulla di più planetario della musica: nel 1977 la NASA mandò addirittura in orbita un satellite con a bordo – fra le altre cose – la Cavatina di Beethovhen, eseguita dal Quartetto Italiano, gruppo cameristico di fama mondiale di cui Farulli era la mitica viola. Si contava sulla suggestiva potenza degli archi, sulla magia di un’esecuzione vibrante, per mandare un messaggio universale, per imbastire comunicazione, creare ponti. Anche con gli alieni.
@danielacavini