Asfissiata dalla corda di un Orsini, con la mano di un Medici sul cappio: muore così Isabella, la terzogenita di Cosimo I e Eleonora di Toledo; la più colta, estroversa e appassionata delle principesse medicee. Nessuna – neppure quelle che regneranno in Francia – riuscirà ad eguagliarne il carattere brillante, l’energia, gli interessi. Ma viene assassinata dal marito con il benevolo assenso del fratello. Con lei finisce lo splendore della dinastia, e tramonta per sempre la Corte che nutriva la cultura.
Isabella è la perla del padre, il duca Cosimo. A 5 anni studia greco, a 9 anni compone versi latini “più lunghi di una bibbia”: a 11 viene promessa sposa a Paolo Giordano Orsini, per rinsaldare per la terza volta l’antico vincolo col potente clan romano. Sarà un pessimo affare per la dinastia del Magnifico, ma soprattutto per la volitiva Isabella. Lui è uomo dissoluto, gran giocatore. Lo descrivono rozzo e arrogante. Lei ama il bello, scrive poesia, sa di astrologia e adora i poemi cavallereschi. Le nozze vengono consumate nel 1558: Isabella ha 16 anni e si sente padrona del mondo.
Presto però la famiglia granducale viene sfinita dai lutti; nel giro di poco scompaiono le sorelle Maria e Lucrezia, la madre Eleonora, i fratelli Garcia e Giovanni, cui Isabella era profondamente legata. La giovane rimane l’unica donna di casa: le vengono affidati i fratelli più piccoli, alla sua spalla vigorosa si appoggia il vecchio duca. Profondamente attaccato a questa figlia così vitale, Cosimo le assegna una rendita e fa in modo che non debba mai allontanarsi da Firenze. Mentre Paolo Giordano rimane a Roma – da dove dilapida agevolmente il patrimonio mediceo – il padre acquista per la figlia Villa Baroncelli (poi chiamata ‘del Poggio Imperiale’). Dai salotti Isabella protegge la cultura, finanzia gli artisti: attorno a lei si muove il mondo degli intellettuali cittadini. In lei sembra risorgere l’ardore della bisnonna Caterina Sforza, la stessa passione, la temerarietà. Negli incontri organizzati dalla principessa si fa teatro, si studia Aristotele, si recita Ariosto mettendo in scena gli amori e le follie di Orlando. Negli anni della Controriforma, il circolo di Isabella si muove controcorrente, nutrendosi di un mondo mitologico-fantastico al centro del quale è l’Uomo, creatura mossa dalla ricerca della felicità, priva di dogmi, educata nel culto della ‘paideia’ greca.
La sua fu l’ultima grande corte rinascimentale
Isabella è instancabile. Dopo due gravidanze fallite, mette al mondo 3 figli. La principessa gira per le strade in un cocchio tirato da cavalli bianchi, sempre pieno di amici letterati. La sua compagna di svaghi prediletta è la cugina Leonora da Toledo, nobildonna spagnola sposata al fratello Pietro. Fa amicizia anche con Bianca Cappello – amante ufficiale del fratello Francesco, reso Duca dall’abdicazione di Cosimo; ma non riesce proprio ad intendersi con il nuovo regnante. Ostenta una fame di vita non da tutti apprezzata. D’altronde, se il marito la tradisce ormai apertamente (con Vittoria Accoramboni, donna di bassa nobiltà e alti appetiti), se il fratello Francesco presenta a corte l’amante, se anche Pietro è mille volte infedele a Leonora, perché non può lei lasciarsi andare, ed amare (quasi) segretamente il colto, gentile, raffinato Troilo Orsini? Ma il sentimento di onnipotenza di Isabella ha fragili basi.
Finchè Cosimo vive (1574), nulla succede a lei, né alla cugina. Ma con la scomparsa del vecchio leone, svanisce chi tiene insieme le sorti della famiglia, chi controlla gli eccessi. Francesco – adesso Granduca a tutti gli effetti – dimentica l’aiuto avuto da Isabella per introdurre a corte Bianca Cappello. Per prima cosa, niente più stipendio alla sorella, basta coi circoli letterari e gli altri vezzi. E basta anche con la rendita che il nonno aveva lasciato ai nipotini. Isabella si oppone, nasce un forte contrasto. Francesco è un alchimista rancoroso: non è uomo che perdona. Oltretutto il cognato lo sobilla indicandogli come Isabella disonori la famiglia, mentre il fratello Pietro fa lo stesso all’indirizzo di Leonora. Sono due omicidi che nascono a tavolino.
La congiura dei Pucci fra precipitare gli eventi
Le cose precipitano nel 1575 : Orazio Pucci – insieme a un Frescobaldi e un Ridolfi – organizza un complotto per eliminare i fratelli Medici. La cospirazione è scoperta, la vendetta tremenda: 20 congiurati finiscono ‘appiccati per la gola’, i beni confiscati. Il nome di Leonora resta invischiato nella congiura. L’occasione che Pietro aspettava per fare posto nel letto coniugale. Il 10 luglio 1576 la giovane spagnola viene strangolata nella villa medicea di Cafaggiolo. Sembra che lotti disperatamente per la vita, mordendo il marito ad una mano tanto che lui per varie settimane dovrà portarla fasciata. Francesco in persona giustifica l’accaduto con Filippo II re di Spagna: ‘Don Pietro nostro fratello l’ha levata di vita egli stesso per il tradimento che gli faceva coi suoi portamenti indegni di gentildonna”.
Isabella sente il pericolo avvicinarsi, ma è troppo tardi. Quando le arriva la notizia di Leonora, si trova già – triste coincidenza – in una villa medicea, quella di Cerreto Guidi. Pensa di avere i giorni contati; invece ha solo poche ore. Quella sera il nano Morgante e la dama di compagnia la scortano fin sulla porta della camera, non vorrebbero lasciarla. Ma l’Orsini li caccia. Isabella non uscirà viva dalla stanza. Sono passati solo 6 giorni dall’assassinio di Leonora. Lo straziato marito annuncia alle corti europee che la moglie è morta ‘lavandosi la testa’. Francesco – in una sordida ostentazione di potere – espone la sorella straziata “la salma tutta nera dal mezzo in su, e dal mezzo in giù bianchissima”. L’ambasciatore fiorentino a Vienna dice chiaramente al duca che nessuno là riesce a credere che delle due cugine “una è morta di gocciola, l’altra del solito mal caduco”. Bianca Cappello si prende la biancheria di Isabella, e anche i suoi figli. Un anno dopo, Troilo viene ucciso a Parigi. Dopo la ‘misteriosa’ morte del di lei marito, l’Orsini sposa Vittoria Accoramboni. L’onore è salvo.
@danielacavini