Era la sede della Compagnia di San Luca, il santo che secondo la tradizione aveva dipinto un miracoloso ritratto della Vergine. Ma era più famosa come “Cappella dei pittori bisognosi”, nata per offrire un sepolcro ai tanti virtuosi cui la professione non consentiva di pagarsi una sepoltura adeguata. Così l’aveva voluta il frate servita Giovanni Angelo Montorsoli, nel 1562: un piccolo scrigno, incastonato fra i chiostri della SS. Annunziata, per accogliere pietosamente i propri resti di scultore, insieme a quelli di chi – dopo aver servito le Arti in vita – non avesse altra spiaggia su cui abbandonarsi all’ultimo riposo.
E’ qui che inizia il nuovo viaggio del Corriere Fiorentino, guidato dalla Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, Cristina Acidini. Da qui si parte alla scoperta dell’ “altra Firenze”, quella non sfiorata dalla transumanza turistica: una città nascosta, popolata di collezioni storiche inestimabili, monasteri millenari, cenacoli che hanno fermato i barbari, stazioni di ricerca dove si è inventato il futuro. E cappelle che custodiscono i segreti degli artisti…
Il primo ad essere calato nel pozzetto della Compagnia di San Luca è proprio Pontormo: lui, il gigantesco allievo di Andrea del Sarto; il pittore che nel Chiostrino dei Voti, lì accanto, aveva affrescato il suo capolavoro, quella “Visitazione” tanto riuscita e così bella che alla fine ci si era fatto seppellire sotto, non avendo altro spazio dove essere interrato dignitosamente. Nel maggio del 1562, i resti di Pontormo vengono traslati di pochi metri, inaugurando uno spazio che nel tempo accoglierà altri grandi della “scuola dell’Annunziata” come il Franciabigio, e poi il Sansovino, e il Cellini: artisti inquieti e irriverenti, che licenziano il Rinascimento inaugurando una “maniera fiorentina” piena di respiro e movimento (parole di Leonardo). Saranno tutti sepolti qui, calati seduti dentro le nicchie, su appositi scranni in muratura. Quando arriva l’Arno – nel ’67 – butta tutto all’aria, rendendo impossibile ricomporre i resti mortali di chi troppo tardi aveva raggiunto l’immortalità per goderne in vita.
Ma l’originario piano di Montorsoli ben presto si amplia. Lui voleva solo dare una sede all’antica Confraternita di San Luca, società medioevale di mutuo soccorso per artisti precari, ormai dispersa. Ma i tempi sono maturi per un balzo in avanti, appoggiato dall’interesse di Vasari, dalla benedizione del duca Cosimo: artisti si diventa studiando, il nuovo regno Mediceo ha bisogno di una “scuola” che sforni competenze al suo servizio. La Compagnia di San Luca viene così inglobata nella nascente “Accademia delle Arti del disegno”, la più antica Accademia di Belle Arti del mondo, con a capo lo stesso Cosimo. La sede rimane nella Cappella dei pittori, e qui gli artisti si mettono all’opera per affrescare pareti degne del nuovo corso.
Nasce un ambiente diverso da ciò che vediamo oggi, ideato da Vincenzo Borghini, intellettuale di corte e amico di VasarI. Il quale – di fronte al dibattito del momento su quale delle tre Arti sia più importante, se pittura, scultura o architettura – risponde che nessuna primeggia, come nella Trinità. Ed ecco comparire sopra l’altare maggiore (di allora), Padre, Figlio e Spirito Santo dell’ Allori, allievo prediletto del Pontormo. Alla sinistra dell’affresco, in una sorta di croce immaginaria, Vasari celebra la pittura, immortalando San Luca (che assai gli somiglia) nell’atto di affrescare la Madonna. A destra, Santi di Tito celebra l’architettura, ritraendo il saggio Salomone intento a costruire il tempio. La terza arte, la scultura è richiamata dai colossi che si affacciano dalle nicchie: 3 santi e profeti in ogni angolo. Insomma, una cappella basata sulle terne, nel nome della Trinità e delle Arti. Peccato che ai tempi di Napoleone un vescovo parigino decida di spostare l’ingresso per facilitare l’accesso alle proprie stanze. Per aprire una nuova porta viene abbattuto un profeta, mentre l’altare è trasferito sotto il Vasari, nella posizione attuale. Sul vecchio portale chiuso si appende più tardi la “Sacra Conversazione” del Pontormo. Addio croce immaginaria, addio Trinità. Il significato iconologico è stravolto. Ma anche così, i ragazzacci immortali morti bisognosi riposano in una perla.