E’ la storia di chi siamo. Di quei confini abbattuti, quei diritti espugnati, della libera circolazione di popoli e beni ancorati alla stessa moneta. E’ la storia di un vero progetto rivoluzionario: fondere nemici storici per via politica, circoscrivere i nazionalismi, preservare democrazia, pace e progresso grazie ad un superiore interesse collettivo. Affidando quote crescenti di potere statale a un governo sovranazionale. E’ la storia dell’Europa. Ed è custodita a Villa Salviati, sui colli fiorentini.
Mezzo milione di faldoni: gli atti interni accessibili a tutti – Nei sotterranei della Villa, la prima stampa (clandestina) del “manifesto di Ventotene” racconta l’avvio di un progetto unitario ideato da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi mentre ancora erano prigionieri del governo fascista, nel 1943. Lì accanto, la copia privata del trattato di Parigi di Alcide De Gasperi narra la fine della seconda guerra mondiale: lo statista era capo-delegazione per l’Italia, e la vetrina protegge la preziosa bozza di pace, con appunti di sua mano. Tutto intorno, corridoi carichi di armadi custodiscono i retroscena, i progetti realizzati, le ambizioni naufragate: siamo negli archivi storici dell’Unione europea, là dove approdano gli atti interni prodotti da Commissione, Consiglio, Parlamento – e ora anche Corte di Giustizia – fin dalle origini. Sette chilometri di documenti, mezzo milione di faldoni, 40.000 foto, lettere, video e audio files: un serbatoio pregiato per chiunque voglia studiare il processo di costruzione dell’Europa attraverso le radiografie della vita interna delle istituzioni. Uno schedario vivo, in continua crescita, aperto gratuitamente a tutti, con 800 sessioni di ricerca all’anno in sala lettura e migliaia di fiorentini in visita nella giornata delle “Porte Aperte”, quest’anno il 4 maggio.
Per cancellare la storia, bisogna cancellarne la memoria – “Il ruolo di un archivio è conservare la memoria – spiega il direttore Dieter Schenkler – La nostra società è organizzata su comprensione e rispetto delle fonti scritte: se queste svaniscono, chi le ha prodotte rischia la stessa fine. Non a caso Napoleone s’impossessò di biblioteca e archivio vaticani, portandoseli a Parigi: per cancellare la storia, il primo passo è impadronirsi degli archivi, che della memoria sono il cuore”. Per oltre vent’anni però, l’idea di riunire i documenti della neonata Comunità Europea non si fa strada. Inizialmente le fonti rimangono segrete, ed ogni istituzione custodisce le proprie. Negli anni ‘70 – quando la mole degli scritti aumenta – la comunità scientifica mostra sempre più interesse allo studio della costruzione europea, e la pressione aumenta. La spinta finale arriva dall’integrazione degli inglesi – proprio loro – e dalla loro richiesta di trasparenza. Nel 1983 nasce l’Archivio storico: ma a quale paese affidarlo? Grazie all’influenza di Giorgio La Pira, qualche anno prima la città dell’Umanesimo e del Rinascimento è stata scelta come sede dell’Istituto Universitario Europeo: qui si fanno studi avanzati di scienze sociali, qui esiste un dottorato di scienze politiche europee e diritto comunitario. Diventa così naturale che il materiale con cui portare avanti quegli studi sia trasferito sulle rive dell’Arno.
Ma dopo cento anni la carta si disintegra – Ed eccolo qua. Da Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo, a Firenze approda di tutto: le carte preparatorie alle politiche e le prime bozze dei Trattati, l’atto unico del Presidente Delors (il francese amato in Europa e inviso in Francia), ma anche le frecciatine di Andreotti alla Thatcher. Gli atti vengono resi pubblici solo dopo 30 anni: è questo il tempo ritenuto giusto per uscire dalla cronaca ed entrare nella Storia. Trent’anni perché i faldoni lascino il luogo di origine, e il magma narrante l’integrazione europea affiori in superficie facendosi raccogliere a Villa Salviati. Piccolo problema: un documento degli anni ’70 si disintegra in un secolo. “Gli scritti del medioevo vivranno per sempre, purtroppo la carta moderna è di scarsa qualità – continua Schenkler – già ora gli atti prodotti negli anni ‘40 del secolo scorso sono quasi illeggibili. Noi conserviamo il documento materiale finché esiste, ma l’unica garanzia di sopravvivenza è oggi legata al digitale”.
Il sogno naufragato di De Gasperi – Affidato così alla ciambella di salvataggio elettronica, il progetto europeo di unità nella diversità – tracciato nelle carte della Villa – racconta una storia che tutti ci contiene: parte dagli Stati Uniti d‘Europa immaginati a Ventotene, passa alla graduale abdicazione di sovranità degli Stati per condividere carbone ed acciaio, ma si blocca davanti alla domanda se sia giusto riarmare il popolo tedesco dopo la seconda guerra mondiale, integrandolo in un esercito europeo di difesa. E’ proprio De Gasperi ad insistere : per lui forze armate e governo sovranazionale sono le due facce di uno stesso progetto, ed è così che vede il futuro dell’Europa. Ma finirà in un altro modo: approvato dai governi, il piano viene bocciato dal parlamento francese, favorevole a mantenere il controllo di ogni Stato sul proprio esercito. La spinta propulsiva verso l’integrazione politica si arresta, De Gasperi dovrà arrendersi – e morire – davanti ad un’Europa in cui ci si concentra sull’impalcatura economica.
Un’Europa imperfetta da difendere – Ma i faldoni di villa Salviati raccontano molto di più. C’è anche l’Europa culturale, una e molteplice, che resiste alle barriere di 24 lingue diverse, che guarda a Platone e Leonardo da Vinci, a Shakespeare e ad Erasmo da Rotterdam. E c’è l’Europa dei diritti, nella cui costruzione e rivendicazione la Corte di Giustizia gioca un ruolo fondamentale. “Nel 2015 è stato aperto per la prima volta l’archivio del Lussemburgo – conclude Schenkler – e siamo stati invasi dai ricercatori che finalmente potevano studiare la giurisprudenza europea”. Per capire come siamo arrivati a un sistema giuridico che riconosce le persone – e non solo i cittadini – come titolari di diritti fondamentali. Un sistema che si applica direttamente nei singoli paesi, dove chiunque può rivolgersi alla Corte Europea per ottenere giustizia se pensa di non averla ottenuta. Un sistema collettivo di protezione degli individui senza pari al mondo, che si sente erede dei valori del Cristianesimo, del Rinascimento, dell’Illuminismo. E’ questa la storia dell’Europa, dell’imperfetta Europa di oggi: costruita nei millenni, conquistata nel secolo scorso, conservata a Villa Salviati, sui colli fiorentini.