FIRENZE non lo amava, e non lo accompagnò neppure alla sepoltura, nel 1537. Certo, come signore della città Alessandro I de Medici non aveva combinato granchè. Era autoritario, vizioso. Finì malissimo, sgozzato in circostanze oscure per mano di un cugino, Lorenzino (detto poi Lorenzaccio). E tuttavia, era pur sempre il primo Duca di Firenze, nonché l’ultimo discendente del ramo principale della grande casata. Insomma, ce n’era abbastanza per meritare almeno una lapide. Invece…
Invece del corpo del duca Alessandro I non c’è traccia. Sparito da libri, guide, carte. E nulla è scritto proprio davanti alla tomba che ne accoglie i resti mortali, nella celeberrima Sacrestia Nuova di Michelangelo, in San Lorenzo, accanto ai più insigni parenti. Qui infatti, il Magnifico Lorenzo riposa insieme al fratello Giuliano (quello stroncato dalla congiura dei Pazzi), insieme al figlio Giuliano (Duca di Nemours), e al nipote Lorenzo (Duca d’Urbino). Due Lorenzi e due Giuliani. Due ‘Magnifici’ e due ‘Duchi’.
Ma c’è anche – non segnalato – un Alessandro. Un terzo Duca. Il primo di Firenze.
Una lapide in latino, posta dietro l’altare della Sacrestia, indica chiaramente che le spoglie di Alessandro I de Medici riposano insieme alle ossa del padre, Lorenzo d’Urbino, anche lui personaggio poco amato dai Fiorentini e dalla Storia, ma che – essendosi meritato una scultura del Buonarroti – non poteva passare sotto silenzio. Ed un libro lo conferma, le “Illacrimate Sepolture” di Donatella Lippi. La studiosa ha lungamente curiosato negli archivi per tirare fuori la storia delle riesumazioni dei Medici, e a pagina 89 racconta – con le parole di un testimone dell’epoca – della prima apertura della tomba. E’ il 1° marzo 1875: “… Due erano i cadaveri, uno volto con la testa verso l’attuale altare, credesi esser quello del Duca Alessandro, l’altro, cioè il Duca Lorenzo, volto verso la Porta d’ingresso… ambedue erano avvolti in frammenti delle antiche loro vesti… Lorenzo con tunichetta nera, l’altro coperto di camicia di tela bianca trapunta ad ago, ambedue con calze…”
E’ un’esumazione per niente delicata – quella dei resti di padre e figlio – di cui si parla molto in città. Anche perché nell’occasione, i corpi dei due duchi vengono praticamente saccheggiati. Lo confessa in prima persona (ne “La tomba di Lorenzo e Alessandro de’ Medici”, Firenze 1875) Alessandro Foresi, il ‘chirurgo antiquario’ con ambizioni letterarie che presiede i lavori. « ….E intanto tolsi dal teschio d’Alessandro una bella ciocca di capelli, e la misi con molta diligenza nel mio portafogli; quindi m’impadronii di quattro denti incisivi superiori, cavandone due a ciascun teschio; e da ultimo staccai un polsino dalla camicia d’Alessandro e me lo misi in tasca. Alcuni m’imitarono […]” Porrò termine a questa narrazione rivolgendomi alla rettitudine dei valenti pittori Conti e Vinea, e dello spiritoso Yorick, affinché vogliano, come feci io, depositare nel Museo Nazionale quel poco che posseggono, tolto agli avanzi dei principi […] È soprattutto importante il colletto della camicia d’Alessandro, posseduto da Yorick, perché sembra macchiato del sangue, che uscì dalla gola del primo duca di Firenze quando fu scannato…”. Effettivamente gli spensierati esumatori consegnano gli ‘avanzi dei principi’ al Museo Nazionale del Bargello. Ma con un errore di datazione. “Per questo viene a sostanziarsi una falsa tradizione dei reperti – continua la Lippi nel suo libro – che furono da allora in poi riferiti a Lorenzo de Medici e al fratello Giuliano, anch’esso scomparso di morte violenta, come Alessandro”. Ma denti e capelli non sono del Magnifico, e il brandello insanguinato non appartiene al bel Giuliano, ucciso dai Pazzi in Duomo nella congiura di Pasqua. Sono invece i resti del duca Alessandro e del padre Lorenzo, sepolti insieme sotto lo stesso marmo. Quello scolpito da Michelangelo, visitato ogni anno da migliaia di turisti. Quello ricoperto da un Crepuscolo e un’Aurora, che – più che celebrare il trionfo della famiglia – non si stancano di ammonire il mondo sulla vacuità della vita e del tempo che passa.
Un sarcofago per due. Ma perché privare un Duca Medici di un funerale e di una sepoltura propria? Perché sistemarlo in fretta e furia nella tomba del padre, con ancora indosso gli abiti zuppi di sangue con cui è stato trucidato? Per paura. Paura che la notizia dell’improvvisa uscita di scena del detestato signore di Firenze, possa incoraggiare un’insurrezione anti medicea. Paura che il regno da poco ristabilito sia travolto dalla furia popolare. La vera domanda è: perché tacere ancora oggi, perché non esporre nel Pantheon di famiglia almeno un cartellino, che ricordi il viaggio terreno del giovane principe detto ‘Il Moro’ per il colore della pelle?
Certo, l’ambizione all’oblio per un personaggio non amato non stupisce. Ma la storia di Firenze ne è piena.
Alessandro è figlio illegittimo: si dice che Lorenzo lo abbia avuto da Simonetta da Collevecchio, la serva mulatta della madre, e come tale lo abbia poi riconosciuto. In realtà, sembra ancor più probabile che questa paternità di copertura serva a nascondere l’imbarazzante scappatella (con la Simonetta) di un uomo di chiesa e di grandi piaceri terreni, il Cardinale Giulio de Medici, futuro papa Clemente VII.
Le prove? Molti indizi, fra gli altri la fulminante carriera del giovane Medici e il suo ruolo di favorito papale. Dopo mesi di assedio, nel 1530, la stremata repubblica fiorentina cade, e come frutto dell’accordo fra l’imperatore Carlo V e il papa Clemente VII, Alessandro diventa a vent’anni il nuovo padrone di Firenze. Un titolo comprato in moneta sonante dall’imperatore, di cui il giovane principe sposa anche la figlia (illegittima) Margherita: il sogno che papa Clemente aveva coltivato per lui fin dall’infanzia. Quando muore, però, Alessandro I non ha alcuna discendenza procreata nel matrimonio, solo due bimbi in tenera età, Giulio e Giulia, e una terza in arrivo, Porzia. Tutti illegittimi anche loro. Ma ciò che i Fiorentini davvero non perdonano è l’esercizio arbitrario della giustizia e la liquidazione delle orgogliose istituzioni repubblicane, vecchie di secoli. Abbandonata la sobrietà e il tatto politico degli avi, il principe che il Papa ha regalato alla città pretende la consegna di tutte le armi possedute dai privati; si dota – primo fra i Medici – di una scorta personale armata di Lanzichenecchi, il cui scopo principale sembra quello di spaventare a morte i concittadini. E fa persino coniare una nuova moneta di taglio diverso dal celebre fiorino, con la propria immagine raffigurata. Quando chiede a Michelangelo di costruirgli la Fortezza da Basso – gigantesca guarnigione destinata a controllare Firenze più che difenderla – ottiene come risposta la fuga dell’artista da Firenze (dove non metterà mai più piede).
Dispotico e dissoluto, Alessandro sceglie come compagno di bagordi il cugino Lorenzino, del ramo cadetto dei Medici, i ‘Popolani’. Lorenzino è uomo controverso: da una parte scrittore raffinato, dall’altra ribelle sognatore, pieno di rabbia contro un destino che l’ha fatto nascere nella parte ‘sbagliata’ della famiglia. E forse è anche geloso. “Lorenzo è compagno delle trasgressioni notturne di Alessandro, così con le donne religiose che con le secolari” scrive Benedetto Varchi nelle sue Storie Fiorentine. Ed è proprio a causa di una donna che scatta la trappola mortale. Adescato dal cugino con la promessa di un incontro segreto con Caterina Soderini Ginori – dama da tempo bramata, ma virtuosa – Alessandro si libera delle guardie del corpo, e segue Lorenzino nella sua camera da letto, nella vecchia casa di famiglia a ridosso di Palazzo Medici. Dove lo aspettano due colpi nella schiena e uno alla gola. La congiura riesce, Alessandro cade. Ma la notizia dell’omicidio è tenuta nascosta alla città. I fiorentini vengono a sapere di avere un nuovo Duca – il giovane Cosimo chiamato in gran fretta dalla campagna – prima ancora di conoscere la fine del precedente. La reazione degli (increduli) esuli è lenta e farraginosa. E non porta a nessun cambio di regime. Anche il Bruto toscano paga a sua volta con la vita: dopo undici anni di peregrinazioni, di richieste di protezione e fughe, Lorenzino viene raggiunto a Venezia dai sicari di Cosimo. Del suo corpo non si sa più nulla. A ricordo resta un busto marmoreo di Michelangelo – il ‘Bruto’ dedicato al tirannicida per celebrare il suo gesto – e il detto popolare “essere come Lorenzo, che non lo volle né Dio né il diavolo”.
Trafitto dai pugnali, il corpo di Alessandro viene invece avvolto frettolosamente in un tendaggio, e trafugato di notte, prima in chiesa per una benedizione lampo, poi nella Sagrestia Nuova, dentro il sarcofago del ‘padre’. E’ il 7 gennaio 1537. Del Primo Duca di Firenze scompare ogni traccia. Una damnatio memoriae che allunga i tentacoli sino ai giorni nostri. Alessandro il Moro ha oggi una statua nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ma non un sepolcro su cui onorarne la pur discutibile memoria. Firenze questo Duca non lo voleva proprio piangere. Neppure oggi.
@danielacavini
Se fosse vero che Giulio de Medici, futuro Papa Clemente VII era il vero padre di Alessandro, ciò significherebbe che Giuliano de Medici, ucciso nella congiura di Pazzi doveva essere il nonno di “Moro” Alessandro (in quanto Giulio de Medici era figlio illegittimo di Giuliano, nato un mese dopo la sua morte).. Interessante. Speriamo di vedere questo in seriale televisivo 🙂
Non suscita nessuna meraviglia per assenza di targa o collocazione separata di Allesandro detto Il Moro non solo perché doveva velare diceria di essere eventuale figlio fel Papa, nipote di Giuliano ucciso dai Pazzi, o perché fosse Alessandro era bizzarro peccatore promiscuo e sadico, – ma in quanto durante tutta la stirpe di Medici ci sono stati omicidi in ramo domestico che si voleva nascondere al popolo fiorentino e per questo spesso si portava le salme di notte e di nascosto, ed e’ per questo motivo sono state rinvenute nel sepolcro di famiglia alcuni teschi e resti sconosciuti e senza nome messi alla rinfusa.., come per dire “senza gloria e rispetto”..
Molto interessante tutto questo, ci si vorrebbe tornare indietro nel tempo..)))
Da informarsi di ultimi discendenti de Medici e loro vizi e virtù .