Una Casa per rendere giustizia ad un nome. Un Museo per riportare in vita il prestigio di una storica famiglia fiorentina trascurata dal tempo. Un’operazione di restituzione di un ruolo fondamentale svolto da una casata senza la quale la storia di Medici (e di Firenze tutta) non sarebbe stata la stessa. Questo – e molto altro – è Casa Martelli: un palazzo appartato fra i vicoli del centro, scrigno di memoria, ricco di beni e storie intessute nella trama stessa di cui è fatta la città. Bene comune recuperato alla tutela dello Stato dopo i trafugamenti e le vendite iniziate proprio ad opera dalla stessa famiglia Martelli, a fine ‘800, quando le risorse cominciavano a scarseggiare.
E’ qui che Monica Bietti conduce i lettori del Corriere Fiorentino, in un viaggio sempre in bilico fra arte e storia, teso a scoprire, a ricordare, a connettere i fili. E’ lei la funzionaria del Ministero che nel 1998 entra per prima nella dimora restituita alla collettività, trovando uno scenario desolante: cassetti e armadi vuoti, nepure un asciugamano, una porcellana; stampe per terra, quadri spariti. Comincia così una paziente opera di ricerca e recupero di ambienti ed oggetti, che porta oggi Casa Martelli ad offrirsi con tutto il suo straordinario bagaglio di memoria ricostruita.
In un percorso a ritroso nel tempo, ci si affaccia sulla prima metà del 400, quando gli undici fratelli Martelli si schierano con fermezza dalla parte di Cosimo il Vecchio: è Ugolino a mettere al sicuro i beni del mercante-banchiere ed amico quando viene esiliato; è Roberto a fornire al pater patriae i fondi per portare a Firenze il Concilio ecumenico di Basilea-Ferrara, nel 1439; è Domenico a diventare ambasciatore della Repubblica, uomo di punta nella lotta contro i Turchi. Un legame forte fra le due famiglie. Sono i Martelli ad attorniare Cosimo e Piero nella “Cavalcata dei Magi” che Benozzo Gozzoli immortala sui muri del palazzo di via Larga. Solo ai Martelli è concessa in San Lorenzo una cappella accanto alla Sagrestia Vecchia dove riposa Giovanni de Bicci, capostipite dei Signori di Firenze. Ed è ancora Roberto Martelli a contrattare Filippo Lippi per quell’Annunciazione cangiante ancor oggi esibita nella cappella di famiglia, a cui si arriva dopo aver attraversato il corridoio segreto forse usato da Michelangelo per allontanarsi da San Lorenzo, quando si nascondeva dalla furia medicea dopo l’assedio di Firenze….
Tante le storie intessute nelle pareti della dimora. Un soffitto narra di Camilla Martelli, triste (seconda) consorte di Cosimo I, imprigionata in convento fino alla pazzia dopo la morte del Granduca. Un controsoffitto smontato fa riaffiorare l’amore fra Marco Martelli e la bella Teresa Ristori, disconosciuta dopo 7 anni di matrimonio e tre figli. Un orgoglioso affresco celebra Donatello e tutte le opere che un tempo si trovavano fra le mura di via Zannetti, commissionate dai Martelli al grande scultore: il San Giovannino, (venduto dalla famiglia e acquistato dallo Stato a inizi del ‘900, oggi al Bargello); il David e il “bustino di San Giovannino” (venduti nello stesso periodo e atterrati alla National Gallery di Washington); e lo stemma di famiglia, del valore di 17 miliardi di lire pagati dallo Stato alla Curia fiorentina, cui l’opera – insieme all’intero palazzo – era stata donata dall’ultima dei Martelli, Francesca…..
Ma questa è un’altra storia. Tutta da raccontare.